È evidente che in questo modo il welfare rischia di perdere l’anima, perché non ha una coperta abbastanza ampia per coprire tutto e tutti, e ha una composizione di servizi e prestazioni asimmetrica rispetto all’articolazione dei bisogni dei cittadini…
non conta solo la dimensione finanziaria, perché gioca anche quella culturale e la relativa capacità di acquisire le informazioni utili sulle opportunità di tutela.”
(Censis, 49° Rapporto sulla situazione sociale del paese, 2015)
Quanto sottolineato nel rapporto del Censis vale per tutte le aree di intervento del Welfare pubblico: dalla previdenza, per la quale si è parlato di voragine informativa; alla sanità, dove per il cittadino è ormai difficile orientarsi tra quanto è erogato dal servizio pubblico e quando invece è meglio cercare nel privato e dove non c’è informazione sui percorsi di cura; all’assistenza, dove i familiari di un disabile non hanno modo di sapere cosa gli potrebbe succedere in loro mancanza.
Questa nebulosa che avvolge il sistema di welfare pubblico e che finisce per annebbiare anche quegli ambiti di welfare nei quale lo stato non è presente, è una delle cause del mancato decollo di sistemi welfare integrativo/complementare. Non si sviluppa il welfare senza una scelta consapevole delle famiglie; non c’è scelta consapevole senza informazione.
Noi innanzitutto portiamo informazione: sulla situazione contributiva e previdenziale del lavoratore e sulle forme di welfare privato eventualmente passate dall’azienda; poi sulla sanità: costi, accesso, alternative, percorsi di cura. Infine sull’assistenza.
Parte distintiva della nostra proposta alle aziende è l’informazione del dipendente: lo strumento privilegiato con cui avviene è il colloquio personale; a seguire tutti gli strumenti di comunicazione che si possono attivare all’interno di un’azienda, non ultimi i rapporti sindacali.